Dibattito su piazza Fontana, scambio tra generazioni e valore alla memoria storica dibattito piazza fontana
Milano, 12 dicembre 1969: una bomba esplode all’interno della Banca Nazionale dell’Agricoltura in Piazza Fontana. In occasione dello storico anniversario della “madre di tutte le stragi”, la Cgil, l’Anpi, la FISAC Sicilia e Catania, lo Spi provinciale, hanno organizzato un confronto pubblico nel salone Russo di via Crociferi, coordinato dalla segretaria generale della Fisac Cgil Sicilia, Mimma Argurio. Obiettivo: stimolare il confronto tra le generazioni a proposito di quegli anni così difficili per la democrazia, ma anche ascoltare un superstite di quella strage: Fortunato Zinni, funzionario bancario, sindacalista nonché autore del libro “Nessuno è Stato”.
Il segretario generale della Cgil, Carmelo De Caudo, nei suoi saluti ha sottolineato come al sindacato “tocchi il dovere della memoria” e ha ricordato “che in quella banca morirono 17 persone che ancora oggi rimangono senza giustizia. E i loro familiari sono stati costretti, come in un copione del “teatro dell’assurdo”, a pagare anche le spese processuali”.
Claudio Longhitano, presidente di ANPI, sezione Catania “Graziella Giuffrida”, ha ricordato come non sia oramai un mistero il ruolo, in quella strage, di “pezzi deviati dello Stato, attivi anche per scardinare le conquiste della Resistenza che l’Italia di quegli anni cercava di portare avanti”. Analizzare una delle pagine più tragiche della storia italiana significa dunque coglierne le connessioni con il presente, anche comprendendo, come ha sottolineato Argurio, che tutte le stragi, comprese quelle di mafia, sono legate dal comune filo dell’opacità, dell’assenza di condanna dei veri colpevoli e dei veri mandanti.
L’intervento di Fortunato Zinni
Ascoltare l’intervento di Fortunato Zinni, oggi ultra ottantenne, ma uomo non meno attivo e vigile degli anni scorsi, è stata un’esperienza importante per il pubblico. Zinni ha fatto riferimento al fallimento della giustizia italiana rispetto al caso di piazza Fontana; fallimento non dovuto alla impossibilità di dimostrare la verità ma di certo voluto da corpi separati dallo Stato.
“Qualche anno fa Licio Gelli disse che il “Piano di rinascita democratica”, della P2 si stava attuando, tanto che aggiunse: “quasi quasi chiedo di pagamento dei diritti d’autore”, ha detto Zinni, che pure cita Primo Levi: “Ogni tempo ha il suo fascismo. Ma oggi credo che ci sia una nuova sensibilità giovanile. È con loro che dobbiamo continuare a parlare cercando di costruire la memoria storica”.
Antonino Licciardello, presidente dell’ assemblea SPI CGIL Catania, ha ricordato che in quegli “anni della contestazione si collegarono le battaglie degli operai” e cita la prefazione al libro di Zinni firmata dal “veterano” Anpi, Antonio Pizzinato: “e cioè che il ruolo centrale che ebbero nella strage i gruppi eversivi neofascisti di quegli anni, ruolo che venne dimostrato, non è oggi conosciuto dalle giovani generazioni”.
I giovani “orfani” della Storia
Gli ha fatto eco Mariano Licciardello, universitario e responsabile UDU: “Nei programmi scolastici lo studio della storia si ferma alla Guerra Fredda. Ci chiedono di diventare la nuova classe dirigente del Paese ma non crediamo che questo sia possibile senza conoscere la storia. I programmi dovrebbero essere rivoluzionati e il sindacato dovrebbe battersi per questo”.
Per il segretario nazionale di FISAC Cgil, Paolo Fidel Mele: “I fascisti con il fez non torneranno, e quelli di oggi fanno altro. Non è pensabile perdere il senso della memoria, soprattutto in questo momento storico”.
Ha aggiunto Antonello Longo, di ANPI, che “se da un lato abbiamo visto la strategia della tensione italiana espressasi con i golpe e le trame della P2, dall’altro cosa ha impedito che non vincessero, se non in modo strisciante? Di certo la nostra Costituzione che è stata ed è fondamentale”.
La proiezione del video “Mandorle amare”, realizzato dalla Compagnia “Il Canovaccio” di Catania e presentato dal suo vice presidente, Salvatore Musumeci, ha chiuso i lavori.