Assemblee generali, interventi appassionati. Gesmundo: “Riconoscere al Mezzogiorno un ruolo strategico”
È stata una mattinata interamente dedicata alle assemblee generali della Cgil di Catania quella di oggi, con la partecipazione e gli interventi appassionati di tutte le categorie e con un’attenzione particolare alla nuova campagna referendaria lanciata dal sindacato nazionale.
Al Teatro Stabile i rappresentanti della Cgil hanno anche avviato la raccolta delle firme per i quattro quesiti: due contro i licenziamenti illegittimi (cancellazione del Jobs act e argine ai facili licenziamenti illegittimi anche nelle imprese con meno di 15 dipendenti), uno contro la liberalizzazione dei contratti a termine e un altro sulla sicurezza sui luoghi di lavoro.
Domani, in occasione della manifestazione organizzata dall’ANPI per la Festa della Liberazione, la Cgil catanese allestirà due banchetti di raccolta: uno in piazza Palestro, ad apertura della giornata, e uno in piazza Stesicoro, a conclusione.
I lavori di oggi sono stati aperti dalla lettura del testo sul 25 aprile di Antonio Scurati e censurato dalla Rai, a cura della segretaria confederale Valentina Di Magro.
Il confronto, coordinato da Antonella Distefano della Flc Cgil Catania, (sul palco del teatro hanno presieduto anche i segretari confederali Giuseppe D’Aquila e Rosaria Leonardi), ha però insistito sui grandi temi del precariato, oramai accompagnato anche dalla mancanza di formazione, sulla sanità sempre meno garante della salute pubblica, sulle rivendicazioni contrattuali in ogni categoria, sulle mobilitazioni, sull’obiettivo possibile “Zero morti sul lavoro” e sulla nuova campagna di assemblee nei luoghi di lavoro e molto altro.
La relazione è stata affidata al segretario generale della Camera del Lavoro, Carmelo De Caudo; tra gli interventi anche quello del segretario dell’organizzazione della Cgil Sicilia, Ignazio Giudice, e quello conclusivo del segretario nazionale, Pino Gesmundo. Presente il segretario generale Cgil Sicilia, Alfio Mannino.
Per la categoria Filcams (terziario e commercio) è intervenuto Giuseppe D’Amico, per la Filctem (chimici) Fabio Navarra e Graziella Faranna, per la SLC (comunicazione) Cristina Squillaci, per lo Spi (pensionati), Matteo Nicolosi, FP (Funzione pubblica), Carmelo Calvagna, medico del Policlinico di Catania, per la FLC (settore conoscenza) Ines Rosano, docente scuola superiore; per la FIOM (metalmeccanici) Francesco Raiti, per la FISAC (bancari) Salvatore Grasso, FILT (trasporti) Giuseppe Campisi, per la FILLEA (edili) Salvo Russo, operaio Margaritelli Ferroviaria, per il Nidil (lavoratori atipici), Walter Primo, per la Flai (lavoratori agricoli), Emanuele Sciascia del Consorzio di bonifica, e Salvo Oliveri per il gruppo Democrazia e lavoro.
Ip segretario della Cgil catanese, Carmelo De Caudo, ha sottolineato che “la centralità della Cgil passa anche dalla centralità dalla relazione costante con le lavoratrici e i lavoratori e dall’insediamento capillare nel territorio. La svalorizzazione delle persone in quanto tali e in quanto cittadini è immensa, sia nei luoghi di lavoro sia in generale nel contesto politico e sociale. – ha aggiunto -C’è in corso l’attacco alla libertà e all’indipendenza dell’informazione e di altri diritti primari. Catania è lo specchio, persino più oscuro, di ciò che sta accadendo in tutta Italia ma noi non ci fermeremo mai. Sulla raccolta delle firme per il referendum faremo il massimo”.
Appassionato l’intervento conclusivo del segretario nazionale Pino Gesmundo: “Assemblee generali come quelle di oggi a Catania vengono organizzate in tutta Italia e dovunque emerge l’allarme della continua svalorizzazione del mondo del lavoro e della necessità di un lavoro stabile per molti italiani. Troppi cittadini lavorano ma sono poveri e il precariato disarticola la vita delle persone. C’è bisogno di costruire una condizione affinché le rappresentanze dei lavoratori e delle lavoratrici possano avere un ruolo determinante rispetto al processo democratico di questo Paese e su temi sociali come Mezzogiorno e sanità. Dobbiamo a proposito mettere da parte l’ idea che il Mezzogiorno equivalga a mancanza di classe politica e infiltrazioni di natura criminosa, perché questo vale per tutto il Paese. Qui bisogna investire e riconoscerne il ruolo strategico per l’intera Penisola”.