Acciaierie di Sicilia: ancora crisi per costi energetici ed export rottame. L’appello di Fiom Cgil e Uilm UIL 

Per FIOM Cgil e Uilm Uil di Catania sono  “momenti di forte preoccupazione” per il destino di Acciaierie di Sicilia, azienda che occupa in totale circa 500 persone tra diretti ed indiretti. I sindacati hanno  già espresso su tutti i media, nazionali e regionali, e in più occasioni, una posizione critica sull’eccessivo costo dell’energia nell’ Isola e sul fatto che il rottame siciliano venga esportato verso Paesi che non rispettano gli stessi standard lavorativi ed ambientali.

“Temiamo la chiusura. I nostri allarmi si susseguono da dieci anni e dalla Prefettura di Catania, dalla Regione Siciliana e dal Governo nazionale non arriva alcuna risposta concreta. Abbiamo più volte chiesto interventi fermi e lineari; in primis un prezzo energetico uguale ai competitor del Nord Italia, che oggi comunque lamentano difficoltà enormi verso i competitor esteri, ma anche regole e pari opportunità sulla materia prima rottame, un recupero della competitività  spesso azzoppata dall’insularità siciliana”. La memoria dei rappresentanti sindacali vola all’anno 1999 quando centinaia di lavoratori si Acciaierie trovarono i cancelli chiusi. In quel frangente, per salvare l’occupazione, la Prefettura autorizzò nel 2000 una discarica monouso al servizio dell’ azienda che trovò così la giusta competitività riavviando la produzione.

“Le filiere collegate ad Acciaierie di Sicilia coinvolgono migliaia di famiglie: dalla filiera del rottame a quella delle costruzioni, che grazie alla presenza di una acciaieria sull’isola hanno potuto mantenere un equilibrio sul mercato. 

Oggi l’azienda serve ad assicurare  liquidità sul fronte del rottame e del credito alle imprese di costruzione. È tempo che tutte le istituzioni si assumano la propria responsabilità. Fiom e Uilm lavoreranno con più forza in questa direzione”.

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