8 marzo. “A Catania donne costrette a sforzi enormi per far valere i propri diritti”

Il dibattito sull’emancipazione femminile a Catania è urgente e, anche per questo, per la Cgil e per il Coordinamento donne della Cgil, “ogni giorno è l’8 marzo”.
In occasione della Festa internazionale della donna, il sindacato interviene con dati e riflessioni su un presente molto complesso, a livello territoriale e nazionale, anche per le donne.
“La città, teatro di contrasti, vive la realtà di donne costrette a fare sforzi enormi per far valere i propri diritti. I dati dell’Inps sono allarmanti”, dice Rosaria Leonardi, segretaria confederale e responsabile del Coordinamento donne.
Il segretario generale della Camera del lavoro, Carmelo De Caudo, sottolinea che “Catania, per fare un esempio tra tutti, la scarsità di asili nido pubblici – coprendo soltanto il 12% dei posti – aggrava le difficoltà nel conciliare lavoro e famiglia. Nel 2025 le politiche di genere, nazionali e regionali, appaiono ancora arretrate e insufficienti. La Cgil lavora ogni giorno affinché questa logica venga finalmente smontata ed è sui territori che spesso si giocano le partite più difficili. Le donne lavoratrici sono sempre più attive e consapevoli dei loro diritti e anche di quanto c’è in gioco in questi referendum presentati dalla Cgil. Non a caso sono le prime a impegnarsi in questa battaglia”.
La disoccupazione femminile in città raggiunge infatti il 21% contro il 13,4% degli uomini, e solo il 27,8% delle donne è attivo, rispetto al 51,3% dei maschi. Il lavoro part-time, spesso involontario (26,3%), unito a un tasso di inattività del 60%, incide su pensioni più basse, con un gap pensionistico del 36% e un gender pay gap dal 18% fino al 40%.
Le posizioni dirigenziali sono limitate: solo il 21% dei dirigenti e il 32,4% dei quadri sono donne, nonostante oltre la metà dei diplomati e laureati siano femmine. Nel lavoro di cura il divario è accentuato: a livello nazionale le donne hanno usufruito di 14.004 giornate di congedo parentale, contro appena 2.001 degli uomini.
In Italia, partiamo da una condizione nella quale secondo un recente report europeo, si attesta al 111° posto su 146, rispetto alla partecipazione femminile al mercato del lavoro ed alle opportunità lavorative, al 95° per parità salariale a parità di mansione.
“Ancora oggi le condizioni di svantaggio delle donne nel nostro Paese le ritroviamo sia nell’ambito lavorativo che in quello familiare e sociale – prosegue Leonardi – il rendiconto di genere presentato dall’INPS due settimane fa, ha rilevato dati molto significativi relativi alla presenza delle donne nel mercato del lavoro e nei percorsi di istruzione, nei livelli retributivi e pensionistici, negli strumenti di sostegno al lavoro di cura ed alla violenza di genere”.
Per questo la CGIL chiede al Governo un piano straordinario per promuovere un’occupazione stabile, eliminare il lavoro precario e favorire contratti a tempo indeterminato, investendo in servizi pubblici e in un congedo di paternità paritario. Solo così si potrà colmare il divario culturale e garantire progresso alle donne di tutto il Paese, Catania compresa.
Anche per queste ragioni, la Camera del lavoro e le donne della Cgil ribadiscono il loro Si ai 5 referendum sui diritti del lavoro e sulla cittadinanza, ritenendo che le donne debbano essere protagoniste del cambiamento e del miglioramento della qualità del lavoro nel nostro Paese.
